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lunedì 12 maggio 2008

Radiografia di un Paese malato (capitolo 2)

Secondo i calcoli della Banca mondiale ogni anno la corruzione in Italia distrugge qualcosa come 40 miliardi di euro ( 40 miliardi!). Mentre secondo un recente rapporto di Confesercenti ed “Sos impresa” la più florida e solida azienda italiana risulta essere la Mafia: con 90 miliardi di "fatturato" l'anno, che si aggiungono a una ricchezza complessiva pari a circa 1000 miliardi di euro. I risultati del peso di pizzo, usura, estorsione e paura gravanti sulla schiena del Mezzogiorno e dell’Italia intera, sono la rottura drammatica del paese in due piccole italiette: una ricca al centro-nord, e una povera al Sud profondo. E infatti: secondo uno studio condotto dalla Unioncamere, nel 2007 la forbice della ricchezza prodotta tra centro-nord e sud si è allargata di ulteriori 713 euro a testa. Se per ogni italiano del centro-nord il pil procapite ammonta 30.505 euro, quello del Mezzogiorno d’Italia è praticamente la metà: 17.433 euro.
Come già sottolineato nella prima parte (ma certe cose è sempre bene ribadirle) il 27% del prodotto interno lordo nazionale, quindi almeno 400 miliardi di euro, deriva dal lavoro nero e sommerso (fonte Ocse). L'evasione fiscale si aggira attorno ai 200 miliardi di euro (fonte Secit), e il 98,4% delle imprese con fatturato superiore ai 50milioni di euro (praticamente tutte) evadono il fisco ( fonte Agenzia delle entrate).
Nella classifica stilata nel 2007 dall’istituto americano “Freedom House” sulla libertà di stampa, l’Italia è riuscita a piazzarsi al 61esimo posto nel mondo. 61esimi su 198 Paesi. Ma stiamo migliorando: quando al governo c’era Silvio Berlusconi l’Italia era addirittura classificata come paese “parzialmente libero”: al 79esimo posto, dietro la Mongolia e assieme al Botswana. Sempre nel 2007 abbiamo perso ulteriori 3 posizioni nella classifica mondiale sulla libertà economica, precipitando al 64esimo posto, sotto Uganda, Albania e Mongolia. Altri passi indietro continuiamo inesorabilmente a compierli anche nel delicato e fondamentale campo dell’istruzione. Secondo l’ultima indagine condotta dall’Ocse-Pisa, il 62% degli studenti italiani al secondo anno di scuola superiore, ormai non è nemmeno più in grado di spiegare perché fa giorno e perché fa notte. Nella relativa classifica l'Italia si piazza al 36° posto (su 57 paesi), sotto nazioni come la Lituania e la Lettonia. Ma anche sotto Slovenia, Croazia e tutti i paesi industrializzati. Rispetto agli anni passati il punteggio è andato peggiorando. Per la cronaca i primi in classifica sono i ragazzini finlandesi. L'Estonia è al quinto posto, la Germania al 13esimo, il Regno Unito al 14esimo e la Francia al 25esimo. In compenso siamo ai primi posti in altri settori. Secondo il “Climate Change Performance Index” presentato a Bali nel dicembre del 2007, l’Italia è tra i 56 Paesi del mondo responsabili del 90% dell’inquinamento mondiale. Così come siamo i primi in tutto il continente in quanto a morti sul posto di lavoro ( uno ogni sette ore, dati Animil 2008). E questo mentre, secondo un recente rapporto dell’Ocse pubblicato il 19 gennaio 2007, i lavoratori italiani sono i peggio pagati dell'intero mondo Occidentale.

domenica 4 maggio 2008

L'Italia che c'è. Radiografia di un Paese malato

Dal “New York Time”, 13/12/07:
In Italia gli stipendi, gli investimenti dall’estero e la crescita sono tra i più bassi d’Europa. Le pensioni, il debito pubblico e il costo dell’amministrazione pubblica sono invece tra i più alti. Gli ultimi dati fanno riferimento a una nazione più vecchia e più povera. Il 70% degli italiani tra i 20 e i 30 anni vive a casa dei genitori, condannato a una adolescenza sempre più lunga e poco produttiva. Molti dei più brillanti, come i più poveri un secolo fa, lasciano l’Italia. La burocrazia e regole poco chiare hanno portato gli investimenti USA in Italia a soli 16,9 miliardi di dollari nel 2004 mentre in Spagna erano 49,3 miliardi. In Danimarca il 64% delle persone ha fiducia nel Parlamento, in Italia il 36%. Le statistiche indicano che l’11% delle famiglie italiane vive sotto il livello di povertà e che il 15% ha difficoltà ad arrivare a fine mese con il proprio stipendio”.


Dal “Times” del Dicembre 2007:
Il passato è la gloria dell’Italia, ma anche la sua prigione, con la politica e gli affari dominati dalla gerontocrazia, con i giovani politici e imprenditori tenuti ai margini. Mentre Zapatero ha 47 anni e Sarkozy 52, Prodi ne ha 68 e Berlusconi 71. Il best seller “La Casta” ha riportato che l’Italia ha il più alto numero di macchine blu in Europa, e che il palazzo presidenziale, il Quirinale, costa quattro volte Buckingham Palace. Il lavoro viene assegnato non in base al merito ma attraverso una rete di favori reciproci e di legami familiari, conosciuti come “raccomandazione”. La stessa famiglia è in declino, con un aumento dei divorzi, una bassa natalità e l’incremento dei figli unici. La famiglia è ancora un rifugio per i giovani italiani, molti vi rimangono fino a 30 anni perchè non hanno alternative. L’ultimo segnale per molti è stata la notizia che l’Italia è stata superata dalla Spagna per prodotto interno lordo pro capite. Il risultato è che gli italiani sono il popolo meno felice in Europa, secondo un sondaggio condotto dalla Università di Cambridge da Luisa Corrado, dell’Università di Roma. I danesi sono risultati primi. Dopo la seconda guerra mondiale, milioni di italiani emigrarono alla ricerca di una vita migliore. Oggi il movimento è in direzione opposta, con circa quattro milioni di emigranti in Italia. “Il problema è che una nazione come la Spagna vede gli immigrati come lavoratori utili, dove in Italia i titoli dei giornali ci dicono che sono tutti criminali che vanno in giro a derubare e a pugnalare gli italiani,” ha detto l’economista Carlo Bastanin. “I migliori amici dell’America sono i suoi business partner,” ha osservato, notando che gli investimenti Usa in Italia sono stati 17 miliardi di dollari contro i 50 miliardi di dollari in Spagna".

Così è come ci vedono da lontano.

Ora diamo un'ulteriore occhiata, più da vicino.

Oggi in Italia i servizi di pubblica utilità sono i più costosi d’Europa: dai farmaci alla corrente elettrica (23 euro a chilowattora contro i 15 euro dell’Europa a 27); dai mutui ai conti corrente ( 182 euro l'anno contro i 65 euro della Germania, i 30 della Finlandia, i 20 della Gran Bretagna e perfino i 10 euro l’anno dell’Olanda); dal riscaldamento ( due volte il prezzo di Belgio, Gran Bretagna, Germania e Francia) a mezzi di trasporto come i taxi (+65% rispetto alla media europea).

Da anni il nostro Prodotto interno lordo cresce meno di quello degli altri paesi europei.


96

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00

01

02

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EU 25

1,8

2,7

3,0

3,0

3,9

1,9

1,2

1,2

2,4

1,6

2,1(f)

2,4(f)

EU 15

1,6

2,6

2,9

3,0

3,9

1,9

1,1

1,0

2,3

1,4

2,0(f)

2,2(f)

Italia

0,7

1,9

1,4

1,9

3,6

1,8

0,3

0,0

1,1

0,0

1,5(f)

1,4(f)


In compenso il Debito pubblico, stappiamo lo spumante (lo champagne non possiamo permettercelo), è il più alto d’Europa, ed è tra i cinque più elevati del mondo assieme a quello dei paesi più disastrati dell’Africa nera. In termini monetari si aggira attorno ai 1600miliardi di euro. Questo vuol dire che di soli interessi, ripetiamo, di soli interessi, l’Italia paga ogni anno ai suoi creditori circa 70miliardi di euro (pari a 5 o 6 manovre finanziarie). Per intenderci, un neonato, al primo vagito, ha già sulle spalle 25mila euro di debiti, più mille euro di interessi ulteriori che dovrà a qualcuno. Soldi che potrebbero essere spesi in sanità, sicurezza, o tagli delle tasse, anziché essere buttati giù nel cesso.

Tra i primi posti lo siamo anche in materia di tasse. Con circa il 43% di pressione fiscale (praticamente la metà dei nostri guadagni va allo Stato), l'Italia dovrebbe essere un sorta di Paradiso in terra, dove lo Stato sociale, disponendo di così tanti incassi, potrebbe accompagnare e assistere il suo cittadino dalla culla alla bara, non facendogli mancare mai nulla, e fornendo ogni aiuto in grande abbondanza.


Stato Sociale e Lavoro

A dimostrare invece che le cose non stanno esattamente così, è il giornalista Marco Travaglio, riportando dati e cifre in una lettera inviata al cardinale Camillo Ruini, e andata in onda nel programma “Annozero” di Michele Santoto su Rai due, il 10 maggio 2007.


Scrive Marco Travaglio:
Eminenza reverendissima cardinale Camillo Ruini,
(…) l’Italia investe nella spesa sociale il 26,4% del Pil, 5 punti in meno che nel resto d’Europa a 15. Se oi andiamo a vedere quanti fondi vanno alle famiglie e all’infanzia (…) scopriamo altri dati interessanti. L’Italia è penultima in Europa col 3,8% della spesa sociale alle famiglie, contro il 7,7% dell’Europa, il 10,2% della Germania, il 14,3% dell’Irlanda. Noi diamo alla famiglia l’1,1% del Pil: meno della metà della media europea (2,4). Sarà un caso, ma noi siamo in coda in Europa per tasso di natalità:
la Francia ha il record con 2 figli per donna, la media europea è 1,5, quella italiana 1,3. (…). Lei sa, poi, che per sposarsi e fare figli, una coppia ha bisogno di un lavoro stabile. Sa quanto spendiamo per aiutare i disoccupati? Il 2% della spesa sociale, ultimi in Europa. La media Ue è il 6%. La Spagna del terribile Zapatero spende il 12,5. I disoccupati che ricevono un sussidio in Italia sono il 17%, contro il 71 della Francia, l’80 della Germania, l’84 dell’Austria, il 92 del Belgio, il 93 dell’Irlanda, il 95 dell’Olanda, il 100% del Regno Unito. E per i giovani è ancora peggio: sotto i 25 anni, da noi, riceve il sussidio solo lo 0,65%; in Francia il 43, in Belgio il 51, in Danimarca il 53, nel Regno Unito il 57. Poi c’è la casa. Anche lì siamo penultimi: solo lo 0,06% della spesa sociale va in politiche abitative (la media Ue è il 2%, il Regno Unito è al 5,5). Se in Italia i figli stanno meglio che nel resto del mondo, anche perché sono pochissimi, per i servizi alle madri siamo solo al 19° posto (…)”.

Ma c’è un altro fondo scritto sempre da Marco Travaglio e indirizzato questa volta al presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, che in pochissime righe riassume cosa è oggi il mondo del lavoro in Italia ( se ne sconsiglia la lettura ai più impressionabili, cardiopatici e donne incinte).


Scrive Marco Travaglio:
Gentile Luca Cordero di Montezemolo,
(…) In Italia un operaio guadagna in media, al lordo, 21 mila euro, contro i 29 mila della Francia, i 32 della Svezia, i 35 del Belgio, i 37 dell’Olanda, i 39,7 della Gran Bretagna, i 41 della Germania, i 42 della Danimarca. (…) Tra il 2000 e il 2005, secondo l’Eurispes, in Europa gli stipendi sono aumentati del 20%, in Italia del 13,7. Da noi gli stipendi dei lavoratori aumentano ogni anno del 2,7%, mentre quelli dei manager del 17%, otto volte l’inflazione.
Lo stipendio medio dei primi cento top manager italiani è di 3,4 milioni all’anno, 7 miliardi di lire: guadagnano 160 volte lo stipendio di un operaio, prendono in due giorni quello che un operaio prende in un anno (…). Se il mercato ha un senso, chi ottiene risultati dovrebbe guadagnare molto e chi va male dovrebbe guadagnare poco, o farsi da parte. Mi sa spiegare allora perché, visto come va la Telecom, il manager più pagato d’Italia è proprio Carlo Buora della Telecom, con 18.860milioni di euro nel 2006 tra stipendio e liquidazione Pirelli? E perché Tronchetti Provera guadagna come Marchionne che ha risanato la Fiat? Poi c’è Cimoli, che ha così ben ridotto l’Alitalia: guadagna 12 mila euro al giorno, quello che un operaio guadagna in un anno. Il presidente di Air France guadagna un terzo: ma la compagnia francese è in attivo, mentre la nostra perde un milione al giorno. Dopo 2 anni e mezzo disastrosi, col buco Alitalia salito a 380 milioni, Cimoli per andarsene ha pure preso 5 milioni di liquidazione. Alberto Lina è l’amministratore delegato dell’Impregilo, capo-gruppo della ditta che smaltisce così bene i rifiuti in Campania: guadagna addirittura più di lei, 7,3 milioni. Anche lui prende in un giorno quanto un suo operaio guadagna in un anno. Dov’è il mercato? Dov’è la meritocrazia? La prima regola del mercato è che tutti rischiano qualcosa, e chi sbaglia paga. Voi top manager, invece, non rischiate mai nulla. Se avete successo, vi aumentate lo stipendio. Se fallite, ve lo aumentate lo stesso. Se vi cacciano, ci guadagnate una fortuna con le superliquidazioni. Poi passate a far danni da un’altra parte. E se non garantite la sicurezza o la salute dei vostri dipendenti, loro pagano con la vita, per voi c’è l’indulto. Con la certezza di morire di morte naturale, nel vostro letto. Gli operai invece muoiono al lavoro come le mosche, al ritmo di quattro al giorno. Andare a lavorare, in Italia, è più pericoloso che andare in guerra. Ogni anno muoiono 1250 lavoratori italiani, la metà delle vittime delle Torri gemelle, meno dei morti di tutto il mondo per attentati terroristici. E un milione restano feriti. Ora lei, dottor Montezemolo, è preoccupato che il tesoretto si disperda in mille rivoli. Giusto. Ma perché non parlate mai del tesorone dell’evasione fiscale, 200 miliardi l’anno? E del tesorone del lavoro nero e sommerso, il 27% del pil, cioè 400 miliardi? E del tesorone delle mafie, 1000 miliardi di euro? (…)”.